Il rapporto che lega il “succo d’uva” e la terra di Calabria affonda le radici in una storia ricca di aneddoti che mescolano, in parti uguali, realtà e mito.
Enotria, ovvero “terra del vino” è l’antico nome della Calabria e sin dall’origine sembra che sia un legame stretto quello tra la bevanda e il territorio.
Intorno al VIII secolo a.C. intere colonie greche approdano in terra calabra scegliendo le coste della sibaritide, ed i territori del crotonese e della locride.
Numerose colonie si insediarono a Punta Alice – Cirò Marina – affascinate dalla bellezza dei luoghi e dalla fertilità del territorio. È proprio nell’attuale Cirò che i greci fondarono Krimisa, dove vollero edificare un tempio dedicato a Bacco, dio del vino.
La storia ed il mito vogliono che il Krimisa, che può essere considerato un lontano antenato del vino che giunge ai giorni nostri con la nota denominazione di Cirò, fosse stato eletto a bevanda ufficiali delle Olimpiadi, in quanto il vino veniva offerto agli atleti che si erano distinti nelle gare olimpiche.
È grazie alle influenze della Magna Graecia che si fondono esperienza e territorio, e che inizia la storia della produzione vinicola in Calabria.
La tradizione nella produzione dei vini calabresi è diventata, nel tempo, una vera e propria eccellenza tanto che il loro pregio è stato decantato dalla penna di autori del calibro di Plinio il Vecchio e Virgilio.