Bisogna ripartire dalla terra

La più grande sfida che ha davanti l’umanità è il ritorno alla terra. Occorre innanzitutto creare connessioni tra produttori agricoli e abitanti delle città. Occorre cioè trasformare i semplici consumatori in coproduttori, passando per un lavoro di educazione e informazione.

Queste le parole di Carlo Petrini, sociologo e gastronomo piemontese, figura prestigiosa del panorama dell’enogastronomia italiana e fondatore del movimento internazionale Slow Food, associazione no profit impegnata a ridare valore al cibo e tutela a chi lo produce, in armonia con ambiente ed ecosistemi.

L’obiettivo è quello di un ritorno alla terra con un nuovo modello di sviluppo e di produzione, in cui i giovani siano i nuovi protagonisti, impegnati nel rispetto dei tempi della natura e del suo ciclo vitale, senza alterazioni.

Petrini porta avanti una campagna di sensibilizzazione contro quello che definisce “un sistema alimentare criminale”, che porta ad un iperproduttivismo che vede 2/3 della popolazione disporre di beni agroalimentari, che il più delle volte non vengono nemmeno consumati, mentre un miliardo di persone non dispone neanche degli alimenti di prima necessità e soffre di malattie connesse all’ipoalimentazione.

Altri temi caldi sono la carenza di fertilità dei terreni, causata dalle tecniche agricole intensive e indiscriminate ed i fortissimi cambiamenti climatici provocati dal surriscaldamento della terra che causano fortissime ripercussioni in campo agricolo, incidendo profondamente nel rapporto tra l’uomo e la terra.

L’antico fienile Belmonte coglie la sfida e scende in campo, per dare il proprio apporto perché si riconoscano valore e dignità alla terra e con essa al cibo.
La sfida è quella di creare un modello di sviluppo che parli il linguaggio dell’ecosostenibilità, della valorizzazione dei piccoli territori, del rispetto del lavoro, delle tradizioni locali.